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Come scritto nell’articolo precedente arriviamo all’alba a Luang Prabang.

Città di 50.000 abitanti, antica capitale dell’impero Laotiano prima dell’arrivo dei comunisti, patrimonio dell’umanità dell’Unesco dal 1995, città turistica per eccellenza del Laos.

Il bus ci lascia a un paio di chilometri dal centro della città.

Cosi insieme ai ragazzi conosciuti sul bus ci dirigiamo a piedi al via principale, Sisavangvong.

Qui si raggruppano alberghi, ostelli, negozi tradizionali e ristoranti turistici.

Ci mettiamo alla ricerca ognuno per i fatti propri della guesthouse.

Si nota subito che è una splendida cittadina ma anche la meta più turistica, frequentata e occidentalizzata di tutto il Laos.

Io trovo una sistemazione tutta in legno sulla via principale lato collina, contratto un po’ il prezzo e mi butto a dormire un paio di ore.

Uno dei tanti tempietti che si incontrano ovunque

É una guesthouse a conduzione famigliare con il proprietario, un ometto da film di 60 anni, con cui trascorrerò delle piacevoli ore seduti in veranda, sorseggiando del  buon caffè laotiano e parlando del più e del meno.

Esco che ancora pioviccica, rimango subito ammaliato da questa città un po’ turistica ma rimasta isolata dal e nel tempo.

Luang Prabang è un eccitante di palazzi coloniali, antichi tempi e un paesaggio naturale spettacolare.

Mi fermo subito dentro il tempio buddista di “Wat Xieng Thong” e rimango un ora in trance senza pensieri.

Luang Prabang

Vengo svegliato da Thomas, un ragazzo che avevo conosciuto sul bus, che mi dice se voglio andare a fare un giro con lui in bici.

Trascorriamo così due giorni insieme tra trekking e bicicletta in questa oasi di silenzio interrotto solo dal gong dei templi buddisti prima dell’alba.

La mattina vediamo il quotidiano rituale delle offerte.

I monaci dei Monasteri di Luang Prabang percorrono la strada principale nel centro della cittadina ricevendo offerte di cibo dai fedeli in cambio di benedizioni.

Luang Prabang

Andiamo a piedi per i 328 gradini sul monte Phou Si, al centro della città per ammirare una visuale senza precedenti.

Visitiamo l’ex Palazzo Reale oggi Museo Nazionale museo della storia e della tradizione locale.

All’interno del quale si fa notare soprattutto la bellissima statua del Buddha Pra Bang, originaria dell’XI secolo. 

Prendiamo la barca per un giro sul Mekong fino alle grotte con le caverne del Buddha e le cascate di Kaung Si con le sue piscine naturali.

Pedaliamo chilometri e chilometri per le campagne con i contadini che appena ci vedono sorridono e salutano.

Andiamo al mercato dove quasi stavo comprando una bella ascia per il resto del viaggio (non si sa mai), quando vengo costretto con la forza da Thomas ad assaggiare la specialità culinaria del posto.

I topi allo spiedo, per fortuna che poi ci facciamo con una bella grigliata di pesci di fiume.

Il resto del tempo lo trascorriamo a passeggio.

Tra orti sulle rive del Mekong, a case di teak e bambù con giardino e a templi in legno che danno una sensazione di pace e armonia mai provata.

Luang Prabang

E per non farci mancare niente anche qualche massaggio.

Per due sere ci ritroviamo con gli altri ragazzi del bus in una in uno dei tanti locali sulla via principale a bere birre su birre, a raccontare storie dei nostri viaggi, tra consigli, speranze e paure.

Fino alle undici, quando inizia il coprifuoco, si spenge tutto e si va a dormire.

(ps per i dettagli su cosa vedere e fare nella città leggete l’articolo Luang Prabang cosa vedere)

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