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Il perchè del mio viaggio in Marocco

Raccontare il viaggio in Marocco nel 2003, dopo tutti questi anni, ancora mi mette i brividi e mi fa venire la pelle d’oca.

Chiamatelo come vi pare, il viaggio dell’iniziazione, quello dell’anno sabbatico, il grande viaggio dell’adolescenza, il viaggio backpacker – zaino in spalla per eccellenza, ma per me è stato molto più.

Un viaggio prima di tutto dentro me stesso, rileggendo il diario di quei giorni mi sembra di aver fatto una seduta psicologica sul mio io più oscuro, misterioso e profondo che solo allora ho iniziato a conoscere.

Di tutti quei giorni mi sono rimaste 3 foto, ma ne ho migliaia ben impresse dentro i miei ricordi.

Mai fino ad ora ho rifatto un esperienza che solo possa avvicinare a quei giorni, unici, irripetibili per tanti motivi, ma uno su tutti.

Non ci importava niente del tempo, ne avevamo tutto quello che volevano e proprio per questo che lo ha reso irripetibile.

Prima di quel viaggio ero un classico ragazzo, finito il liceo ho preso l’università, divertimenti tanti ma poca voglia di studiare anche se a casa era l’unica cosa che volevano.

Sono partito per il militare e finito sono scappato via con un amico, Puccio, direzione Tenerife, in cerca di una “nuova” vita.

Ma era solo un illusione, un effimera chimera.

E cosi, appena ci siamo resi conto di aver sbagliato, circa un mese, abbiamo fatto un biglietto direzione Marocco.

Solo perché era il posto più economico.

Non sapevano niente, niente di niente di cosa avemmo trovato e dove saremo andati.

Ma eravamo giovani, avevano l’incoscienza della giovinezza, avevano le forze per affrontare tutto, eravamo positivi, pochi soldi e non ci fregava niente di niente.

Dopo quel viaggio, quasi per magia, è iniziata la mia vita, è iniziato un altro viaggio che dura ancora oggi, 15 anni dopo.

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