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Le Colombaie Rupestri

Le colombaie rupestri sono elementi presenti in gran quantità nel sottosuolo di Orte ma troppo spesso sono oggetto di errata interpretazione da parte di chi le fruisce.

Per cui, prima di prendere in considerazione la presenza di tali strutture in successiva sede, è opportuno soffermarsi brevemente sulla terminologia da utilizzare.

Dall’analisi degli studi pregressi emergono diffuse contraddizioni terminologiche su questo tipo di cavità artificiali con una generale confusione tra “colombario” e “colombaia”.

orte

Nella maggior parte dei casi questo disordine è dovuto all’errata attribuzione funzionale delle strutture, oppure alla mancanza di riconoscimento della sua funzionalità.

Il termine “colombario” è la volgarizzazione del latino Columbarius, che indicava, nel periodo compreso tra il II secolo a.C. sino all’epoca cristiana, la nicchia ad uso funerario ospitante una o più urne cinerarie.

Dalla singola nicchia, per estensione, il termine veniva utilizzato, come oggi, per indicare l’intero monumento.

Queste tombe venivano, dunque, chiamate in tal modo poiché il disporsi delle nicchie all’interno ricordava l’organizzazione di un allevamento di colombe.

Per “colombaia” s’intende, invece, il luogo destinato ad allevamento del piccione ad uso alimentare, una disciplina per la quale erano necessarie delle buone pratiche per avere successo.

Per esempio, dalla lettura degli autori antichi, si conosce la raccomandazione di orientare le aperture delle piccionaie verso mezzogiorno, per permetterne un migliore riscaldamento per irraggiamento solare, specie nei mesi invernali.

Inoltre grande attenzione era stata prestata a garantire un affaccio su un fiume o su un corso d’acqua al fine di garantire un approvvigionamento idrico indipendente ai volatili, in grado di uscire ed entrare per mezzo di finestre aperte sul fronte delle rupi.

colombaie rupestri

Esternamente, la parete di tufo poteva essere lisciata e verticalizzata artificialmente per impedire che animali molesti potessero tentare la scalata alla finestra, in alcuni casi veniva applicato un intonaco bianco molto depurato che rendeva visibili gli accessi ai volatili e ostacolava l’arrampicata di specie predatrici.

Anche per gli ambiente interni vi sono caratteristiche piuttosto ricorrenti; in primo luogo le nicchie di alloggiamento dei piccioni, scavate nel banco tufaceo e disposte su più file, non dovevano generalmente trovarsi all’altezza del piano pavimentale, sia per impedire ad altri animali, come ad esempio i topi, di accedere alle covate, sia per far si che il guano si depositasse a terra e non imbrattasse i nidi posti nelle file inferiori.

L’allevatore in tal modo era facilitato nella rimozione del guano stesso utilizzato poi nell’attività agricola.

Le nicchie dovevano essere altresì inclinate verso l’interno per impedire all’uovo di scivolare fuori della cella e cadere a terra.

Gli ambienti sono in genere muniti di canalette di scolo delle acque, in grado di agevolare all’allevatore la pulizia della colombaia.

ORTE La Porta del Vascellaro
ORTE Pozzo di Neve