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Il Sacro che riaffiora – Intervista a Giancarlo Pastura

Giancarlo Pastura

Giancarlo Pastura

Ciao Giancarlo, di solito sei tu che scrivi gli articoli per noi, la tua rubrica è una delle più seguite di Mescalinabackpacker, questa volta, proprio per questo motivo, vorrei farti io qualche domanda.
Anche se è passato più di anno, ho letto solo ora in rete una notizia della “Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio ” in cui parla di una scoperta “sorprendente” effettuata a Orte Sotterranea da te e da due tuoi colleghi.

Ce ne vuoi parlare di persona?

Ciao Enrico, rispondo con piacere alle tue domande.

Effettivamente è passata un poco inosservata la scoperta a pochi metri dalla cattedrale, in corrispondenza del civico n° 47 di Via Gramsci, ad opera del sottoscritto, di Stefano Del Lungo (CNR-IBAM), Direttore del Museo Civico di Orte e di Marco Fatucci, nell’ambito di lavori di pulizia, di alcuni frammenti in terracotta policroma nel riempimento di un pozzo afferente al cunicolo principale della rete idraulica ipogea.

Il Pozzo dove è stata ritrovata l'antefissa da Giancarlo Pastura e dai suoi colleghi

Il Pozzo dove è stata ritrovata l’antefissa da Giancarlo Pastura e dai suoi colleghi

Pochi ma significativi resti della decorazione di un edificio templare, la cui presenza sul pianoro di Orte non era nota.
Si tratta di un’antefissa a busto femminile e di frammenti di lastre di rivestimento a decorazione floreale e fitomorfa, oggi pienamente leggibili grazie all’intervento di restauro affidato dalla Soprintendenza Archeologia del Lazio e dell’Etruria meridionale al laboratorio della Fondazione Vulci.

L’antefissa riprende, nel volto, un modello più antico, noto a Orvieto e a Falerii (Civita Castellana), rielaborandolo con pesanti ritocchi e completandolo con un nimbo più recente, di notevole spessore, decorato con palmette e fiori di loto.

I motivi naturalistici dei frammenti di lastra si ispirano ad una serie di ampia diffusione che prende le mosse dal sistema decorativo del tempio dello Scasato a Falerii, databile tra la fine del IV e l’inizio del III secolo a.C., e perdura in tutta la coroplastica etrusco-italica fino al II-I secolo a.C.Le circostanze di rinvenimento privano le terrecotte, quasi certamente riferibili ad una produzione locale, di un contesto certo di riferimento, tuttavia l’analisi stilistica e tecnica sembra ricondurle tra il III e il II secolo a.C.

Pensare alla nostra “Piazza della Libertà”come il cuore pulsante di una città abitata da tre millenni e che è stata fulcro di culture che hanno forgiato e creato il mondo moderno, dove si sono pregati dei, divinità, santi e papi è qualcosa di sensazionale. Una città che veramente trasuda storia ovunque. Cosa pensi ci riserverà il futuro del passato di Orte?

L'antefissa ritrovata

L’antefissa ritrovata da Giancarlo Pastura e dai suoi colleghi

Orte è una città a continuità di vita le cui fasi di occupazione si stanno rivelando molto antiche. Dobbiamo considerarla come un organismo in perenne movimento, per la cui comprensione non ci si può limitare alle volumetrie emergenti.

Nel sottosuolo, ad esempio, si possono percorrere chilometri di opere artificiali nate già sotterranee, oppure divenute tali con l’innalzamento dei suoli e la crescita urbana. Insomma, per rispondere alla tua domanda, è soprattutto dalle viscere della città che mi aspetto nuove scoperte, come quella di cui abbiamo parlato, in grado far conoscere fasi storiche ad oggi per lo più sconosciute.

Orte sotterranea è uno scrigno prezioso che ha ancora molto da rivelare.

Questo è quello che penso in merito all’abitato, se poi vogliamo estendere il discorso al territorio, potremmo non finire più il nostro elenco se iniziamo a pensare a quanto hanno ancora da dire il lago Vadimone, la necropoli di san Bernardino, il porto fluviale di Seripola, il Pontaccio, le torri lungo la via Amerina, gli eremi e tutte le testimonianze archeologiche.

Se pensiamo che lo scorso anno, nel corso del semplice rifacimento della strada il località Campo della Fiera (per tutti gli ortani “la Costarella”), sono emerse testimonianze protostoriche, capiamo il Patrimonio di cui disponiamo

Ormai nel panorama archeologo – storico sei una delle figure emergenti più stimate e importanti non solo per il territorio di Orte e della Tuscia ma di tutta l’Italia. Orte, sia il centro storico che quasi tutta l’aria periferica, ha una storia ancora poco conosciuta, quasi completamente sottovalutata e “pubblicizzata”. Per me ha un potenziale storico turistico che a livello “mondiale” tanti ci potrebbero invidiare e che pochissimi hanno. Ci prometti che continuerai a lavorare come tra l’altro stai facendo ormai da tanti anni per portare il nostro centro storico nell’elitè dell’Olimpo della storia Italiana e dell’archeologia Europea, un posto che oggettivamente si merita?

Ti ringrazio per le parole, con le quali tra l’altro anticipi un tema piuttosto caldo che è quello della valorizzazione e promozione dei Beni Culturali, che non riguarda solo Orte ma quasi tutto il territorio nazionale. Purtroppo è un nodo molto spinoso, sul quale chi si occupa soprattutto di ricerca come me spesso non ha i mezzi e la formazione per agire in maniera efficace.

Ad Orte, nello specifico, si è cercato di creare una consapevolezza nel cittadino distribuendo le conoscenze acquisite su tutti i livelli del contesto sociale. (anche utilizzando strumenti come Mescalinabackpacker)

Questo ha comportato una maggiore consapevolezza nella cittadinanza che oggi sa di disporre anche di un Patrimonio Culturale di primo piano, che può rappresentare una fonte di ricchezza ben superiore a quelle del passato, che oggi tra l’altro non vivono proprio un momento felice. Il tutto si è quindi trasformato, negli ultimi anni, in un progetto più organico che coinvolge numerose istituzioni, enti e cittadini che ha portato Orte ad affermarsi anche in realtà turistiche importanti, come ad esempio la Borsa Mediterranea del Turismo Archeologico di Paestum.

Logicamente c’è molto da fare e io, per rispondere alla domanda, continuerò a collaborare con tutti per la crescita e lo sviluppo della nostra città.

Giancarlo Pastura

Giancarlo Pastura

Vorrei finire con un ringraziamento personale, alla fine con mille difficolta quasi tutto quello che “siamo” riusciti a far conoscere del nostro piccolo borgo a livello nazionale e Europeo lo si deve a chi ha lavorato come te, Giancarlo Pastura e al gruppo che ha promosso Orte Sotterranea; e questo è un dato di fatto.

Diciamo che inizialmente, tanti anni fa, il lavoro di Stefano Del Lungo con il Museo Civico ha dato impulso ad una nuova fase di sviluppo turistico della nostra città, che in realtà esisteva già, ma con iniziative encomiabili ma piuttosto isolate.

Oggi gli attori in campo sono molto più numerosi (Comune, CNR, Università) e la promozione non è più, fortunatamente, un fatto limitato solo ad associazioni di volontariato, che inizialmente hanno dato la spinta necessaria in questa direzione.

Ho volutamente omesso di citare Associazioni e di dettagliare uffici e amministratori degli Enti Pubblici per evitare, in un’intervista, di omettere qualcuno in quanto, come accennavo, a partire dal 2011 i soggetti in campo sono stati molti altrimenti non sarebbe mai stato possibile trasformare cunicoli pieni di terra in attrattiva turistica.

Quello di cui c’è bisogno, a mio modesto parere, è di una maggiore organicità dell’offerta, sia dal punto di vista della fruizione che in quello della promozione. Concludo approfittando per ringraziare te e la redazione di MescalinaBackpacker che permettete, affrontando questi temi, una maggiore diffusione del lavoro che viene portato avanti e tutti i lettori che ci seguono assiduamente.

"Ricerche su Orte e sul suo territorio" - Libro a cura di G. Pastura
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