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Mescalina Backpacker

VARANASI

Arriviamo all’aeroporto di Varanasi, dove ci aspetta il taxi della guesthouse che avevo contattato il giorno prima via internet.

Non so perché ma ogni volta che sentivo o leggevo solo il nome di questa città, che è considerata la più antica città vivente del mondo che ora si chiama Varanasi, ma un tempo fu Banares mi elettrizzava.

Ma solo quando ho fatto il primo passo nella città vecchia che questa elettricità si è trasformata in adrenalina pura.

Varanasi è la Città Sacra degli Induisti, in cui almeno una volta nella loro vita devono recarsi e immergersi nel Gange almeno da cinque diversi Ghat.

I ghats sono delle rampe di scale di pietra che terminano all’interno dell’acqua del fiume.

Secondo l’induismo l’unico posto della terra in cui gli dei permettono agli uomini di sfuggire al Samsara, cioè all’eterno ciclo di morte e rinascita, è la riva occidentale del Gange a Varanasi, perciò nel corso dei secoli milioni e milioni d’induisti sono venuti a morire qui, 24 ore su 24.

Varanasi

La sponda opposta del Gange di Varanasi

Nel tardo pomeriggio nel bar sulla terrazza della guesthouse facciamo la conoscenza con Pablo un ragazzo indiano che studia all’università della città, facciamo due chiacchiere e dopo essere entrati in simpatia e aver cenato insieme ci dice di andare a fare un giro che sarà onorato di farci vedere un paio di cose.

Senza dire niente lo seguiamo.

Per una mezz’ora giriamo per questi vicoletti pieni di merda, mucche e liquami vari, senza luce e senza vedere a un metro.

A un certo punto arriviamo a un altro ghat, ci dice di spengere la macchinetta fotografica, di non usarla assolutamente e di stare zitti.

Iniziamo a passare tra dei falò e vi giuro che io non sapevo minimamente dove stavamo.

Mentre passavamo in mezzo a questi falò, attenti a non bruciarci, mi fermo un attimo a vederli e cosa vedo:

UNA PERSONA MORTA IN MEZZO ALLA LEGNA CHE STAVA BRUCIANDO, CON LA PELLE, LA TESTA, LE BRACCIA, LE GAMBE CHE STAVANO SQUAGLIANDOSI…. E IL LIQUIDO CADEVA PER TERRA E AVEVO TUTTO QUESTO A MEZZO METRO.

Per la prima volta in vita mia c’è mancato poco che non svenivo, sono rimasto li, fermo e impassibile con tutti i muscoli pietrificati.

Mi riprendo e continuo a camminare, chiamo Valeria che era avanti, e che non si era accorta di niente, e gli dico di guardare bene………. Ha iniziato a correre e a piangere. E ha avuto gli incubi tutta la vacanza.

Usciamo da questo posto surreale, da trip allucinogeno, dove non c’erano luci a parte i falò, nemmeno un turista, solo falò e tanta legna…. Ma senza nessun tipo di puzza.

Varanasi

Le legna per la cremazione

Ci trovavamo a MANIKARNIKA GHAT, il luogo più inquietante della città di Varanasi, là, dove vita e morte si uniscono alla luce del sole e della luna, tutto il giorno da millenni.

E il luogo della cremazione, che permette di finire il ciclo delle rincarnazioni e trovare il Nirvana.

Ci fermiamo da un lato e rimaniamo ore a vedere queste scene, sbalorditi, eccitati ma anche tremanti.

I corpi sono portati nel Ghat da tutte le vie che vi accedono e sono ricoperti di fiori, portati dai parenti senza grida, ne pianti ma solo con un senso di pace.

Pensavo di aver visto tutto, invece, UNA VOLTA FINITA LA CREMAZIONE, IL MONCHERINO CHE RIMANE VIENE BUTTATO NEL FIUME SACRO DEL GANGE.

Pablo ci dice che è un onore essere cremati in questo posto che è diviso in tre parti dove quella più alta è la più costosa com’è costosa la legna sacra che serve per bruciare, dietro la ghat ce n’è una piazza intera e sopra c’è un edificio di Madre Teresa di Calcutta in stato di abbandono.

Ci dice anche che ai bambini e alle persone morse e avvelenati non è possibile fare questa cremazione ma sono tagliate e gettate direttamente nel fiume.

INDIA 2° Delhi, impatto con un mondo a noi sconosciuto - G°2-3
INDIA 4° Varanasi - Benares part2